Man Ray. Perpetual Motive, Pero arte contemporanea, Milano, 24 ottobre 1979

“Non posso fare a meno di meravigliarmi di fronte al susseguirsi di linee curve ed intrecciate che questo docile inchiostro riesce a fare. Basta, intingere diligen­temente la penna nel calamaio e appoggiarla sulla carta, per trac­ciare una linea che ha tutta la nostra cultura e la nostra espe­rienza alle spalle”.

Nello scorcio degli anni Quaranta in cui scriveva queste parole, Man Ray realizzava una serie di sperimentazioni grafiche, che sono qui in parte selezionate, e che traducono in pieno le due costanti fondamentali del suo lavoro: da un lato la raffinata vis lucida e manipolatoria, dall’altro l’in­credibile tensione intellettuale ad essa sottesa. C’è, in questi lavori, il personale piacere sensitivo di tracciare e la consapevolezza che con la mano si può scavare a fondo negli strati dell’immagine: che è un modo di essere allo stesso tempo nell’arte e oltre i suoi confini, nel fantastico e nelle sue geometrie, nella forma e nelle sue propaggini paradossali ed eversive.

Man Ray, Cadeau, 1921

Man Ray, Cadeau, 1921

E’ il Man Ray che si vanta di aver “sperimentato a fondo tutte le forme possibili” in un flusso divagante di creazioni e di formidabili metamorfosi; che traduce l’immagine in un campo di desideri incompiuti mediante un dialogo che è insieme meditazione e gioco, concentrazione e turbolenta estroversione, filosofia e divertimento esuberante.

Ecco allora prender vita la sua grammatica stravolta e lussureggiante, le sue forme che escono dal carcere dei significati e diventano le immagini dell’impossibile. E’ però un linguaggio che, sorretto da un’intelligenza lucidissima e dalle impen­nate di un’ironia feroce tende ad affermare l’unica legge praticabile, quella della modificazione costante, come ipotesi di conoscenza. Una conoscenza affascinante proprio perché precaria e instabile, oscillante tra la saggezza e l’irrazionale: “un metronomo che rifiuta di fermarsi”, un “perpe­tual motive”.­