Agnetti
Vincenzo Agnetti. Dopo le grandi manovre, Pero arte contemporanea, Milano, 2 aprile 1980
“Io sono stato colpito da questo fotografo di circa cento anni fa, che era un grande fotografo. Ho trovato le sue immagini incollate in un vecchio album che ho comprato da un rigattiere a Gibilterra. Erano piccole foto in bianco e nero, che un altro anonimo ha successivamente acquerellato. Io le ho rifotografate con una macchina da dilettarite, le ho fatte ingrandire in un modo particolare, e ho ottenute queste cose. Mi interessano perché sono di un poeta che usava la foto. Da parte mia, ho voluto inserirmi in questo spessore poetico” (Vincenzo Agnetti)
Dopo le grandi manovre, Surplace, Quello che regala le sue azioni, ecc. Opere che si fondono su uno dei tipici, ingegnosi impianti concettuali di Agnetti, consistente nell’innescare una plusvalenza significativa dell’immagine attraverso associazioni logoiconiche apparentemente stravoltete, ironiche, stillanti umori divaganti e geniali.

Agnetti, Un Amleto politico, 1973
Quello di Agnetti è un procedimento analitico sulla fotografia che si svolge a due livelli integrati. Il primo si basa su una valorizzazione connotativa dell’impianto di immagine, ottenuta attraverso la sua estensione in negativo (concettualmente), grazie all’intervento grafico e alla manipolazione combinatoria. Il secondo, ben più denso e ricco, risiede nella sovradeterminazione affettiva, di vissuto personale – biografico e culturale – che presiede alla formulazione complessiva dell’opera e che si sviluppa in un rapporto teso, pariteticamente emotivo e razionale, con la foto originaria: che assume diverse sfumature e gradazioni di intensità, dalla stupefatta e dolce elementarietà di Posa alla gelida angoscia di Dopo le grandi manovre. Le foto, dunque, immagini anonime reperite casualmente, si rivelano come contenitori attivi di radici poetiche, come la pelle di una mnemoteca privata che sotto la lucida secchezza della confezione traspira intense pulsazioni mentali ed affettive. Queste di Agnetti sono tra le poche opere che, oggi nascano ancora “toto corde et toto intellectu”.