I roghi del 1933
Berlino, 10 maggio 1933
Si legge sui giornali dell’epoca che il 10 maggio 1933, alle ore 22, sulla piazza dell’Opera di Berlino “sfilò una delegazione di studenti, preceduta dalla musica delle Sezioni d’assalto”. Erano “studenti abbigliati con i vestiti di gala delle loro corporazioni e tutti portavano torce. I pompieri innaffiarono la pira con petrolio e accesero il fuoco. I camion allora portarono i libri e gli studenti formarono una catena per gettarli nelle fiamme”.

Berlino, 10 maggio 1933
“A ogni nuovo pacco di libri gettato alle fiamme una voce proclamava il nome dell’autore incriminato e pronunciava la sentenza d’esecuzione. Primo araldo: Contro il materialismo e la lotta tra le classi, per l’unità del popolo e una concezione ideale della vita, affido alla fiamma gli scritti di Marx e Kautsky. Secondo araldo: Contro la decadenza morale, per i buoni costumi, per uno spirito familiare e uno spirito di Stato, affido alla fiamma gli scritti di Heinrich Mann, Ernst Gläser e Erich Kästner.

Berlino, 10 maggio 1933
Terzo araldo: Contro i sentimenti meschini e il tradimento politico del popolo e dello Stato, affido alla fiamma i libri di Friedrich Wilhelm Förster. Quarto araldo: Contro la corruzione spirituale, l’esagerazione e una complicazione malsana della sessualità, per nobilitare l’animo umano, affido alla fiamma gli scritti di Sigmund Freud. Quinto araldo: Contro la falsificazione della nostra storia e la profanazione delle grandi figure storiche, per il rispetto del nostro passato, affido alla fiamma gli scritti di Emil Ludwig e di Werner Hegemann. Sesto araldo: Contro i giornalisti stranieri e contro le loro tendenze giudeo-democratiche, per un lavoro cosciente e la cooperazione all’opera di ricostruzione nazionale, affido alla fiamma gli scritti di Theodor Wolff e di George Bernhard. Settimo araldo: Contro il tradimento letterario dei soldati della grande guerra, per un’educazione del popolo nei sani principi, affido alla fiamma gli scritti di Erich Maria Remarque. Ottavo araldo: Contro la mutilazione della lingua tedesca, per la preservazione di questo patrimonio prezioso del nostro popolo, affido alla fiamma i libri di Alfred Kerr. Nono araldo: Contro l’impudenza e l’arroganza, per il rispetto e la venerazione dell’immortalità dello spirito tedesco, affido alla fiamma gli scritti di Tucholsky e Ossietzky”.

Berlino, 10 maggio 1933
Vengono bruciati quella sera circa 25.000 libri. Joseph Goebbels, regista dell’iniziativa e autore dei nove canoni dei Feuersprüche, i “decreti del fuoco”, arriva a mezzanotte e annuncia tra l’entusiasmo generale che “sono passati i tempi in cui le porcherie e la spazzatura della letteratura da marciapiede giudea riempiono le biblioteche, e in cui la scienza, trincerata dietro le sue dottrine, è isolata dalla vita”.
Entro il 21 giugno 1933 i roghi sono trenta. Il resto è noto.