Pagina per Schwitters, in Almanacco della Cometa, Edizioni della Cometa, Roma 1986

Rumannstrasse 2, Hannover. Il diario tedesco continua. 20 giugno 1887, nasce Kurt Hermann Eduard Karl Julius Schwitters.

Schwitters, Anna Blume, 1919

Schwitters, Anna Blume, 1919

Tutto è borghese: casa con bowindo, berretti militareschi, colletti alti, stivali di cuoio morbido. Il tarlo rode l’opulenza sonnacchiosa del tono protestante, nordico; fa montare la pazzia lucida dell’avanguardia dentro ideologie solide: il lavoro, la fatica, il rigore, guadagnano un pa­radiso.

Kurt Schwitters, 1887-1948, creator of Merz, recita la lapide tom­bale. Tutto lì, riassunto.

I quadrucci che sognano Jawlensky e Balla, prima della folgorazio­ne del ‘19. Tzara, Arp, Höch, Hausmann, Lissitzky, van Doesburg… Anna Blume, il Merzbau, le Merz-matinéen, la Ursonate, quelle smorfie sul volto.

Il Merz: nulla e inutilità, realtà così usata da tornare indistinta, ma­teriale passivo, ma pronta di nuovo a farsi pittura, Kunstwerk che insi­nua la nuova totalità del possibile, del poetico anche.

Gestes blancs, certo. Ma che costruiscono formano propongono. Non c’è dissoluzione. Solo l’ovvio frana, ma la realtà, la storia so­no ancora corpi non fantasmi.

Pittura, non ruote di bicicletta. Il riscatto dell’arte funziona anco­ra, è un meccanismo capace di fagocitare tutto – anche i modi, le reto­riche, i proclami dell’avanguardia stessa: il faber cubista e il deraglia­mento silenzioso di Satie… – e di ridare immagine, consistenza, in­tensità.

Se c’è una certezza, non è perdita di centro, ma di un esistere dell’arte capace di fondare, di intonare di sé, di forzare il senso fino alla ri­velazione.

Tutto può farsi pittura, ritrovare la necessità dell’arte.

La vita non è ancora così lontana, anche se “… Tu sei-ma sei? La gente dice che tu sia, lasciali dire, non sanno neppure se il campanile è diritto…”.