Josef Koudelka. Radici
Josef Koudelka. Radici. Evidenza della storia, enigma della bellezza, Museo dell’Ara Pacis, Roma, sino al 16 maggio 2021
La mostra ha, è vero, “troppo” titolo, e una sorta di involontaria ironia: perché celebriamo queste rovine mentre siamo assediati dal paesaggio rovinoso d’anima che incombe su di noi?
Invece l’operazione di Koudelka, autore geniale di fotografia, è dipanare in un contesto fortemente connotato il rapporto controverso del contemporaneo con i segni dell’antico, con la fede, scriveva Seferis, che questi segni antichi abbiano un’anima, e che la loro sostanza stilli “presenza e poesia” quando uno sguardo ne faccia oggetto d’amore e comprensione, come intuiva geniale e asciutto Pasolini nelle Poesie mondane.
Siamo le mille miglia lontani dal rovinismo esotico ed estetico. Koudelka è, nel suo modo anomalo, un voyageur, anche se il suo nomadismo non è in cerca di meraviglie e insegue invece la sostanza profonda di vite e luoghi, la cui trama tesse senza nostalgie ma con istinto lucido carpendo il filo rosso che li fonda come tabernacoli d’una spesso controversa, problematica, fervida identità.
Ricominciano le mostre, finalmente, ora. Sotto la crosta delle retoriche inevitabili, si può leggere qua e là il barlume di pensieri meno infondati: queste ad esempio non sono “belle” immagini, agitano una loro diversa tesa necessità.