Il criptico d’arte. I più quotati
I più quotati, in “Il Giornale dell’Arte”, 408, Torino, maggio-giugno 2020
Mi diverte che una vicenda in cui si ragiona di chiavi intepretative sia raccontata da pressoché tutti sulla base di una chiave interpretativa preconfezionata e un bel po’ pirla. Dunque, la faccenda è questa. A Yale stanno decidendo che il corso preparatorio “Introduction to Art History: Renaissance to the Present” ha fatto il suo tempo, ché nel frattempo la struttura didattica delle università negli ultimi decenni è cambiata non di poco e gli orizzonti della storia dell’arte si sono un bel po’ modificati. Per dire, il defunto e mitico Vincent Scully, il signore che del corso aveva fatto la sua pièce de résistance, era un signore nato nel 1920, era cresciuto a pane e Palladio e Frank Lloyd Wright. Era uno per cui metterla in termini di canone, e di canone occidentale, nelle arti aveva un senso.
Ora stanno immaginando di porre la questione in maniera diversa, compreso il chiedersi se abbia senso, e che senso abbia, rimanere avvinti come l’edera a un canone: il che, dopo l’ultimo secolo e mezzo di esperienze artistiche, a occhio era già venuto in mente a qualcuno. I dotti professori di Yale son lì che dibattono, peraltro senza risparmiarsi i soliti pipponi da accademici, le fighetterie e i piccoli protagonismi e i colpi bassi ai colleghi antipatici, e subito i falchi dell’informazione si fiondano sul notizione e lo riassumono così: la cancellazione del corso avverrebbe per ridurre al silenzio i difensori di un’arte bollata dai nuovi mandarini, i soliti pasdaran del politicamente corretto, come “frutto di una cultura bianca, eterosessuale, occidentale e maschile”, mentre le nuove mode sono esaltare il paleo- e il postfemminismo, la cultura LGBT, la multiculturalità eccetera.
La cosa fa un bel po’ ridere. Dunque, in un ambito strettamente accademico si affronta, a livello culturalmente non banale, una questione, e subito lo strato altamente becero del tifo mediatico la riduce a strame e chiacchericcio: e dove andremo a finire, e i sacri valori, e il relativismo imperante, e via menando il torrone. Qualcuno si è spinto a dedurne che si vuole cancellare l’insegnamento del Rinascimento, per dire, uno dei baluardi della nostra identità eccetera.
Ci penso, a questi giornalisti: ancorché sottopagati, a occhio dovrebbero essere almeno laureati, ma non sanno ormai più una cippa di quasi tutto. Sono gli stessi che si ergono a paladini della fede e non sanno elencarti i dieci comandamenti (le opere di misericordia non le hanno peraltro mai sentite nominare) e dirti la differenza tra Vecchio e Nuovo Testamento. Gli stessi che se gli nomini Siddhartha Gautama ti dicono che è un romanzetto di Hesse, che l’Islam è una faccenda di terroristi, ma soprattutto se gli annunci che in Italia i cattolici praticanti sono un’esigua minoranza, roba da dieci per cento e dintorni, ti additano come un adepto dell’Anticristo. Ora, tra l’altro, sono tutti impegnati a impancarsi a fare gli esperti di virus, che si figurano come animaletti che possono essere confusi beatamente con i batteri.
Ora, questi qui leggono una notizia, non la capiscono e te la risputano alla cippa di cane, adattandola ai loro imbarazzanti saputi (?). Sanno chi erano Leonardo, Michelangelo e Raffaello (“gli artisti più quotati”, mi specificò flaubertianamente un esemplare tipico di quella specie), ma già Filippo Lippi e Guercino li accolgono con sguardo vitreo. Se poi ti ci metti a ragionare e gli illustri che, in effetti, l’arte che qualche decennio fa era considerata il paradigma assoluto era proprio “frutto di una cultura bianca, eterosessuale (beh, veramente Botticelli, Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, per stare ai più “quotati”, magari anche no), occidentale e maschile”, e aggiungerei razzista, schiavista, colonialista, affamatrice di popoli, per gran tempo simoniaca, eccetera, ma ciò non toglie che sia lo stesso grande storia delle arti, ti danno dello stalinista, che è un’altra ecolalia buttata lì a casaccio. D’altronde, anche sapere dove diavolo sta Yale è un’informazione superflua, a quanto pare. Per finire: il corso sarà sostituito da qualcos’altro. A parte loro, chi sa leggere e scrivere se ne farà comodamente una ragione.