Serradifalco 5
Le Antichità della Sicilia esposte ed illustrate per Domenico Lo Faso Pietrasanta duca di Serradifalco. Volume V, Presso la Reale Stamperia, Palermo 1842
Gli scarsi e poco rilevanti fatti che di Catana si rammentano nell’antica età, e la piccola parte che il suo popolo prese alle grandi vicende dell’isola, non danno di vero alla primitiva istoria di lei gravissimo interesse. Noi pertanto seguitando il disegno dell’opera nostra, andremo spigolando nelle antiche memorie quelle cose che per avventura si offriranno di rilievo maggiore, e dalle quali comporremo come in abbozzo, la storia antica di una città oggi sì grande e sì magnifica.
Accennato di volo come Teocle nell’an. 1° dell’Olimp. XI, movendo dall’Eubea con una colonia di Calcidesi, fabbricò Nasso nel lato orientale dell’isola, diremo che sei anni dopo, intendendo ad estendere il suo dominio sulle terre vicine, cacciò i Sicoli da Leontino e da Catana, ove i novelli abitatori prescelsero a capo un Evarco. Il nome di Catana frattanto par greco evidentemente. Non però sapremmo convenire con l’Epitomatore di Stefano, il quale vorrebbe farlo derivare dalla nave di Teocle, appoggiando la sua sforzata conghiettura a ciò che nave naun tolta la u dicevasi dai Dorici nan. Checchè sia del suo nome, egli è certo che la novella città, reggendosi con le provvide leggi, che verso l’Olimp. XL vi dettava il famoso Caronda, divenne indi a non molto splendida e prosperosa, sì che Stesicoro, il quale, secondo Eusebio, morì nell’Olimp. LV, aveala prescelta per suo soggiorno; e verso quel tempo venivala sovente a visitare Senofane, famoso fondatore della scuola Eleatica.
Mancano le memorie intorno alle prime vicende della nostra città. Ci è noto frattanto che nell’Olimp. LXXVI, Gerone seniore tiranno di Siracusa, venuto in sospetto della fede de’ suoi abitatori, perchè di origine calcidica, obbligavali a ritirarsi in Leontino, e di cinque mila Peloponnesi e di altrettanti Siracusani ripopolandola, quasi di novella città stimandosi fondatore, ne trasmutava in Etna l’antico nome; ed egli medesimo, celebrando la vittoria riportata ne’ giuochi della Grecia, faceasi proclamar dagli araldi Gerone da Etna. Così divenuta provincia di Siracusa, videsi assoggettata a quelle medesime leggi doriche onde questa reggevasi, e fu governata da un Cromio, figliuolo di Agesidamo, amico di Gerone, il quale, avendo anch’egli vinto nella corsa de’ carri in Grecia, ebbesi pure il soprannome di Etneo.
Venuto a morte Gerone, la cui possa raffrenava ne’ greci sicilioti quell’amore di libertà che la filosofia di Pitagora e l’esempio degli Agragantini vi avean caldamente destato, sollevavansi gli animi de’ novatori a migliori speranze, e quindi poiché Trasibulo, successore del fratello Gerone, ma peggiore di lui ne’ vizi, non uguale nelle virtù, cadeva sotto il ferro de’ congiurati, correndo per l’isola tutta il grido di libertà, volgevansi i popoli a rivendicare le terre tolte lor da’ tiranni; e i Catanesi dopo quattordici anni di esilio, scacciati per forza d’armi gli usurpatori, tornavano alla patria desiderata,che ricuperava l’antico suo nome. […]