Franco Marrocco. L’eco del bosco. H2O. Reperti
Franco Marrocco. L’eco del bosco. H2O. Reperti, Michela Cattai, Milano, 26 settembre 2019
Non glosse, appaiono i complementi plastici oggettivi che fanno da qualche tempo la propria apparizione nelle pitture di Franco Marrocco. Essi non valgono come interpretationes, e piuttosto come amplificazioni liriche di senso che s’integrano complici e connaturate a far ulteriormente risonare il picco emotivo a partire dal quale si è generato l’unicum silenzioso dell’opera.
Il senso del naturale, dell’avvertirsi nella natura, vi è aperto, accolto sin dal titolo. Ma esso è sottoposto a uno scrutinio concentrato e feroce, a una distillazione che riporta il segno a esser segno, a una tensione che fa crescere il colore, di grado in grado, sino a essere un limpido mood luminoso.
In questo contesto l’inserto dell’elemento naturale assunto direttamente riveste un valore, più che di reperto e memoria, di reificazione enfatica del segno, di spinta all’objecthood che espande la natura concreta, appunto, dell’operazione pittorica intera nella costruzione della forma-quadro.
L’ampolla contenente acqua comporta una contestualizzazione più ambigua e saporosamente sfumata. La sua forma è perfetta e insieme atavica, e porta in sé l’eco – altri echi, dunque, e schegge – d’una vicenda lunghissima di simboli e rituali. Ma è trasparente, e contenente e contenuto appaiono come demateriazioni possibili, cose fatte a loro volta pure misure di luce. Essa non si pone, dunque, come affermazione plastica, ma come mera accetuazione suggestiva, che non pone in discussione la centralità e la crucialità dell’evento pittorico.
Pur articolandosi, l’operazione di Marrocco permane come operazione squisitamente pittorica, condotta sempre sul crinale sottile che corre fra pulsazione poetica e delucidazione intellettuale della visione.