Grecia, fotografie di Pino Musi, UTET Grandi opere, 2019

In un bellissimo testo del 1971 il poeta greco Giorgos Seferis parla della “mia sensazione, cioè, che questi antichi templi della Grecia, della Magna Grecia, della Ionia, siano in certo qual modo seminati, radicati dentro il paesaggio. Una volta abbattute e demolite queste ‘capanne’ degli immortali, gli dei senza tetto sono tornati colà donde mossero, si sono effusi nel paesaggio di nuovo e ci minacciano col timor panico o con malie, dappertutto: “Tutto pieno di dei” come scrisse il milesio Talete. C’è bisogno qualche volta dei miti”, concludendo: “In altri termini, occorre, io credo, una fede in questi antichi segni entro il loro paesaggio: la fede ch’essi abbiano un’anima”.

Pino Musi, Flaminio Gualdoni, Grecia, UTET Grandi Opere, 2019

Pino Musi, Flaminio Gualdoni, Grecia, UTET Grandi Opere, 2019

Pino Musi in queste immagini restituisce l’anima antica della Grecia. Non la astrae, non la distilla, non la stilizza né la conforma a un paradigma. Viaggia monumenti e paesaggi, e nei ritmi della sua solitudine concentrata ritrova i ritmi di quelle che, per dire con Edgar Allan Poe, sono “the regions which Are Holy-Land!”, il riverbero presente di “the glory that was Greece”.

Musi percorre il mondo greco come un nuovo Pausania, ma non se ne propone la descrizione. Segue idealmente le tracce del grande geografo sin dove è possibile – la sequenza dei luoghi è organizzata in questo libro secondo l’itinerario della Periegesi: Pausania tuttavia non passa a Creta, né visita la Grecia d’occidente – ma seguendo il filo di tutt’altri intenti.

Musi piuttosto interroga i luoghi e si interroga. “Ipsa ruina docet”, aveva insegnato nel 1510 Francesco Albertini a proposito di Roma: le rovine testimoniano d’una grandezza trascorsa. A Musi importa altro, ritrovare una condizione fragrante di stupore, che la memoria e la cultura (e con esse la filigrana mitica, e i trascorrimenti fantastici possibili) alimentino, com’è naturale e necessario, ma non circoscrivano, ma che diviene ragione diversa di visione, distillazione di un’essenza che sia, a qualche titolo, un’idea di Grecia, un “tutto pieno di dei” reso coscienza moderna. […]