Mario Botta. Spazio sacro
Mario Botta. Spazio sacro, Pinacoteca Casa Rusca, Locarno, sino al 12 agosto 2018
“Attraverso gli edifici di culto ho l’impressione di aver individuato le radici profonde dell’architettura stessa. I concetti di gravità, di soglia e di luce come generatrice dello spazio, il gioco delle proporzioni e l’andamento ritmico degli elementi costruttivi, fanno riscoprire all’architetto le ragioni primarie, di matrice in qualche modo sacra, dell’architettura stessa”.
Così Mario Botta, la cui tensione inventiva sorgiva è stata, attraverso la deretorizzazione definitiva delle componenti stylées del fare architettonico, ritrovare e delineare le condizioni prime del fare luogo, del fondare uno spazio che si armonizzi alle condizioni della comunità di cui è epicentro e insieme affermi, per ragione essenziale, la propria alterità.
I ventidue edifici documentati interrogano, appunto, il sacro, che è anche tradizione del sacro stesso, nelle sue componenti liturgiche e confessionali – Botta ha edificato per religioni diverse senza mutare nella sostanza profonda d’approccio problematico – ma, più, in quelle che ne qualificano la straniata eminenza e l’anomalia qualificante.
Sono architetture intimamente belle. Perché non applicano un paradigma di bellezza normativa, ma perché criticamente e autocriticamente ne delucidano ogni volta gli statuti e i concreti possibili. Annota Chillida, che per molti versi considero di Botta fratello nello spirito: “non ho mai cercato la bellezza. Ma se si fanno le cose come devono essere fatte, le bellezza può manifestarsi in loro”.