Alla faccia! Attorno a Caravaggio

Il Giuditta che decapita Oloferne di proprietà privata apparso a Tolosa un paio d’anni fa è esposto a Brera (Attorno a Caravaggio. Terzo dialogo, sino al 5 febbraio 2017), con il contorno di originali e di una serie di confronti, le Maddalena in estasi su tutti, che istruiscono su quanto sia complesso ragionare d’originali e repliche e copie soprattutto quando di mezzo ci siano l’assedio psicologico e mediatico del mito caravaggesco e un pittore abile come Louis Finson.

Giuditta che decapita Oloferne, Tolosa

Giuditta che decapita Oloferne, Tolosa

I superciliosi col ditino alzato hanno storto in naso, quasi che fosse un atto di meretrico nei confronti del mercato privato: Brera, invece, ha scelto di fare davvero il museo, ovvero il luogo ove non si va a genuflettersi ma a ragionare d’arte e dei suoi problemi spesso controversi.

Il privato fa il privato, cioè gli affari suoi. Ma gli studiosi devono fare gli studiosi, ovvero studiare e non applicare schemi preconfetti o il proprio partito preso (che poi veramente disinteressato non è che assai raramente), per esempio non strologando a prescindere e sulla base di un’occhiata data a una fotografia.

E anche il pubblico deve fare il pubblico, ovvero non tifare come al bar (altrimenti varrebbe la pena di mettere anche le urne per votare: Caravaggio sì, Caravaggio no, con spoglio finale commentato in tv da Mentana) e non ridurre il tutto al fatidico “ma è vero che vale più di cento milioni?”, bensì iniziare a capire quanto siano tortuosi, spesso sfuggenti e sdrucciolevoli i confini tra ciò che sappiamo e ciò che presumiamo di sapere: le opere appese nei musei comprese.