Paolo Masi, in “Flash Art”, n. 50-51, Milano, dicembre 1974-gennaio 1975

Le possibilità sperimentali nel contesto di una cultura visiva specifica vanno ben oltre le interpretazioni delimitanti che abitualmente le si vorrebbero attribuire.

In una dichiarazione di anni addietro indicavo la linea, il punto, il colore e la luce, come processi visuali sui quali e con i quali agire.

Paolo Masi, Senza titolo, 1974-1976

Paolo Masi, Senza titolo, 1974-1976

La linea è uno stimolo visivo primario, è segno, è divisione, è spazio; e così il punto, il colore, la luce.

I materiali, l’adopero di supporti, i modi di impiego, le possibilità di usufruire di qualunque mezzo, sono la coerenza massima contro le varie chiusure che di volta in volta vengono a riproporsi nel campo dell’operazione specifica.

L’utilizzo, in questo momento, di una carta già misurata, linearizzata, quadrettata, mi permette l’immissione alternativa del segno sul segno, con accentuazioni di parti del campo spaziale, e la sovrapposizione di misure su misura preesistente.

Il colore pone una diversità di linea, o punto, accentuando la densità percettiva o il distacco di ritmo.

Paolo Masi, Senza titolo n. 29, 1976-1977

Paolo Masi, Senza titolo n. 29, 1976-1977

La striscia di carta sovrapposta annulla la miniaturizzazione percettiva restituendo strutturalmente una misura che vale in quanto riaffermazione concreta.

I segni fili incollati sulla tela grezza formano un reticolo di impatto percettivo dove i colori delle linee verticali e orizzontali costruiscono misure dilatate nel campo visivo e danno l’ambiguità fra segno e segno, fra segno e filo, dove il bianco è in assoluto la pagina, la parete, la tela, il pannello contenente questo processo logico razionale di quantità misurate.

Nel distacco del filo, nello strappo dell’adesivo, la traccia lasciata sul cartone, sulla tela, nella parete, sono l’integrazione nella materia preesistente del segno, o misura, che si avvale di una traccia percepibile ma fisicamente inconsistente.

Non esiste più il supporto sul quale intervenire con modificazioni, ma è la materia stessa che partecipa alla conduzione di una problematica visuale.

Scompare la pagina distesa e il problema sovrapposto; è l’integrazione del problema nella materia a restituire una primordiale formatività significante.