Marco Introini. Ritratti di monumenti, MAGA, Gallarate, sino al 28 marzo 2016

Introini ha uno sguardo lucido e intenso, un’allure antiretorica che emerge potente soprattutto quando, come in questo caso, i confini dell’operazione sono primariamente documentari.

Introini, Sant'Ambrogio, Milano

Introini, Sant’Ambrogio, Milano

Il tema è qui il restauro monumentale, ma le sue risultanze diventano saggio distillato di fotografia d’architettura, che si fa saggio di partita, delucidata interpretazione architettonica.

L’autore ha scelto per se stesso un ambito ispido di declinazione della propria autorialità, ma esso è perfettamente adeguato al suo approccio non estroverso, alieno da stilizzazioni e da clausole soggettivizzanti. What you see is what you see, per citare il grande pittore: purché lo sguardo sia pensiero.

Introini, Galleria Vittorio Emanuele, Milano

Introini, Galleria Vittorio Emanuele, Milano

I soggetti, oltretutto, sono spesso quelli logorati dalla troppa mediazione, dalla Galleria milanese a Sant’Ambrogio. Anziché abbandonarsi all’ipertrofia del soggetto, l’autore innesca una riflessione acuta su cosa, e perché, un monumento sia un monumento, sul perché il suo monere si discosti dalle classifiche masscult della notorietà e rivendichi un fondamento altro, alto, solido.

È una lezione di stile, quella di Introini. A ben guardare, anche una lezione sullo scrutinio definitivo della luce.