Loris Cecchini, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, sino al 27 giugno 2014

Il “Premio Arnaldo Pomodoro per la scultura” va quest’anno a Cecchini, una delle figure più solide e complesse della ricerca d’oggi.

Cecchini, Wallvave vibration, 2012

Cecchini, Wallvave vibration, 2012

Il suo è ragionamento plastico ad alto tasso di criticismo, il cui quoziente analitico trascende di gran lunga ogni questione di formatività e d’apparenza sensibile.

Lo spazio non è forzato, non modificato fisicamente. Le proliferazioni formali algide che l’artista mette in campo, straniate come figure della mente quasi a sottrarne ogni captazione estetica, innescano una dimensione autenticamente altra, dalle morfologie autonome e sottilmente visionarie.

L’immaginario implicato è quello scientifico, con accentuazioni tecnologiche non esibite. Cecchini adotta meccanismi come la moltiplicazione cellulare e l’espansione progressiva in un clima che l’acromatismo insistito priva di ogni tentazione sensuosa.

Cecchini, Waterbones, 2013

Cecchini, Waterbones, 2013

In ogni caso si tratta di formazioni aperte e teoricamente illimitate, in cui il processo del pensiero fantasticante agisce, nell’autore e nello spettatore, in complicità con la visione.