Illuminare l’Abruzzo. Codici miniati tra Medioevo e Rinascimento, Museo Palazzo de’ Mayo, Chieti, sino al 31 agosto 2013

Anche a causa del dramma che l’ha sconvolto, l’Abruzzo gode ora di un’attenzione mai prima d’ora manifestata, e si rivela terra periferica certo, ma di gran storia e livello.

Antifonario di Berardo da Teramo, XIV sec.

Antifonario di Berardo da Teramo, XIV sec.

La produzione di manoscritti miniati vi ferve, ad esempio, a partire dall’XI secolo, quando Pandolfo di Avezzano commissiona a Montecassino uno straordinario Exultet. Botteghe locali, nutrite delle suggestioni di scambi frequenti con Roma e Napoli, fioriscono a Chieti, L’Aquila e Teramo, interlocutrici di una committenza, per lo più ecclesiastica, spesso alta.

La mostra è l’occasione per un censimento e per una sistemazione storica ormai indifferibile (la grande “Mostra della miniatura in Abruzzo” data al lontano 1959), in un campo mai adeguatamente valorizzato come quello della miniatura.

È provincia culturale, l’Abruzzo, ma di gran livello e di preciso orgoglio. Per questo è stata anche, nei tempi recenti, un’area fortemente penalizzata da sottrazioni che si sono aggiunte alle perdite figlie dell’incuria.

Salterio Innario, Chieti

Salterio Innario, Chieti

Ora la si censisce, la si studia, la si restaura. E soprattutto la stagione medievale ne esce con il peso della sua ricchezza, delle sue produzioni tutt’altro che secondarie, del suo policentrismo. Davvero un nuovo inizio, fuor di ogni retorica.