Morgan il Magnifico
Morgan il Magnifico, in “Il Giornale dell’Arte”, 329, Torino, marzo 2013
Il 31 marzo 1913, nella sontuosa suite reale del Grande Albergo di Roma, l’attuale Plaza, muore John Pierpont Morgan, colui che è stato definito, senza troppa fantasia ma senza esagerare più di tanto, il Lorenzo il Magnifico dell’era moderna.

Clovio, Libro d'ore Farnese, 1546
Leggendario industriale, banchiere in grado di salvare nel 1907 gli Stati Uniti dalla bancarotta economica e di convincerli della necessità di dotarsi infine di una banca centrale, in effetti Morgan ha raccolto negli anni un patrimonio in libri antichi e opere d’arte degno dei fasti rinascimentali: per dire, quello che figura nella sua biblioteca come MS. M.I, un po’ come il Number One Dime di Zio Paperone, è nientemeno che l’Evangeliario di Lindau, unicum leggendario della miniatura e della legatura medievale. E poi tre Bibbie di Gutenberg, il Libro d’ore Bodmer di Michelino da Besozzo, le Ore Farnese di Giulio Clovio, una raccolta unica di incunaboli di William Caxton, lettere, manoscritti, disegni, quadri, sculture. Una delle più belle collezioni al mondo, insomma, figlia di curiosità alte e di un occhio attento più che di un progetto organico: ed è proprio il suo bello.
È vero, Bernard Berenson lo snobbava un po’ trovandolo troppo eclettico, ma forse era solo scocciato di non poter fare troppi affari con lui. E poi c’era di mezzo una forma complessa di gelosia. In effetti i due grandi avevano in comune l’amore per Belle da Costa Greene, donna bellissima, astuta, colta, che da subito collabora con l’uomo d’affari e con polso unito a gran perizia dirigerà la Morgan Library di New York sino al 1948. Persona di fiducia dell’uno, storica amante dell’altro, Belle è stata l’unica bibliotecaria a parere, piuttosto, una regina.
Hans Tuzzi, narratore di gran razza e bibliofilo sopraffino, capace di tendere la propria sapienza in una sorta di levità intellettuale tersa e arguta, non poteva non innamorarsi della storia di J.P. Morgan. Ne è nato questo Morte di un magnate americano (Skira), intarsio di narrazioni tra verità storica e finzione perfettamente verosimile, che restituisce i sapori di quel mondo, un clima tutto di cultura e di gusto. Tuzzi dipana storie spesso più illuminanti d’un saggio critico, ma che in più si leggono con l’abbandono felice del piacere intellettuale.

Michelino da Besozzo, Libro d'ore Bodmer, c. 1420
Certo, uno legge “finanziere” e “industriale” e non deve pensare ai figuri squallidi di oggi. I comprimari di questa storia sono Isabella Stewart Gardner, i Rockefeller, i Vanderbilt, i Frick, i Carnegie… Gente che ha costruito davvero una nazione, che aveva ben chiaro cosa significasse voler essere una civiltà.
La collana Narrativa Skira pensata da Eileen Romano incastona un’altra prova letteraria eccellente. Fuori dall’orticello noioso dell’accademia, l’arte ha molteplici storie da raccontare. E questa è una delle più intense.