Giacomo Sardini
Giacomo Sardini, Sui Pincipi della Francese ed Italiana Tipografia, ovvero Storia critica di Nicolao Jenson, Lucca 1796-1798
Due antichi Stampatori nell’Italia non debbono supporsi Francesi. Alcuna rara volta Soggetti di grande aspettativa e d’applauso degnissimi ottennero la meritata lode in tuttaltro suolo che nella Patria ove l’uso e la familiarità di lor quotidiana conversazione, se non disturbi e traversie, conciliò loro almeno una tenuissima estimazione. Molto più sovente vi ebbe poi chi in circostanze di gran lunga diverse collocato, nell’additar non ostante quei vecchj esempj d’ingratitudine, applaudendo alla sentenza d’Orazio: Maxima pars hominum morbo jactatur eodem, ambiziosamente si confortò della minor considerazione ottenuta da i proprj Concittadini.

Rodericus Zamorensis, Compendiosa Historia Hispanica, Hispanica Ulrich Han (Udalricus Gallus), Roma, c. 1470
Allorachè si osserva però il grazioso accoglimento in Parigi de’ tre Stampatori chiamati nella Sorbona, ben conosciamo rimanere il caso di Nicolao Jenson entro la classe di quei pochi di cui finalmente si meraviglia la posterità. 1 primi documenti che nel 1470 ci manifestano la di lui permanenza in Venezia, e la Sorbonica Tipografia che d’un anno si fa risalire innanzi a quest’epoca, sembrano comprovare, che per ultimo egli si allontanasse dalla Patria, quando finalmente con le nuove idee del Lapidano vide abbandonati del tutto i suoi progetti, ed a nulla ridotto il contorto delle sue prime speranze. Dall’altro lato, posto che la decantata Compagnia veniva a supplire in quel piano che a di lui riguardo era affatto svanito, più non poteva incontrar difficoltà, se egli benché istrutto della nuova arte, mercè le pensioni del Re Carlo VII, chiedeva, con animo alquanto amareggiato, la permissione di trasferirsi ornai fuori della Monarchia. Ottenne certamente il nostro Nicolao di potersene allontanare, e la straordinaria eccellenza de’ suoi primi lavori in Venezia dovrà comparire, presso i veri conoscitori di questa sua difficilissima professione, il risultato d’un fine accorgimento sopra replicate esperienze. Questo travaglio suo troviamo essere stato corretto da certi difetti apparenti nella prima foggia costumata in Magonza al tempo in cui argomentammo che egli vi fermasse il piede, ed aggiungasi a ciò, che la forma de i tipi suoi comparsa nel 1470 fu espressamente lavorata per l’impresa che si addossava in Italia. Se l’arte della stampa per altro richiede, come vedemmo, Operaj o Lavoranti di più maniere, non diremo che, il nostro Jenson munito di somme bastanti a fondare una nuova Officina, solo e negletto intraprendesse il viaggio; ma che seco avesse qualche fidato compagno, col quale dividere a prima giunta i tuttavia misteriosissimi lavorii. Alcuno de’ Francesi conosciuti circa questi tempi in Italia fu per avventura di lui seguace ed ajuto, finchè divenuta la fabbrica Jensoniana più numerosa di nuovi Operatori, lusingato dal felice riuscimento, si divise a stabilire una propria Officina, e ad accrescere le sue fortune. Lasciamo fra questi a parte Ulrico Han, chiamato Gallo fra noi, che il Wimpelingo nella vita di Roberto Vescovo d’Argentina dice essere stato da alcuni dotti stimato di nazion francese. Gl’indotti medesimi sanno, ora, che egli nacque in Ingelstadt, che fu Cittadino di Vienna, che fu detto Barbato, e che l’altro Lupo Gallo seco dimorante in Roma era fratello suo, come egli medesimo si manifesta fin dal 1476, imprimendo l’esposizion del Salterio dei Cardinal Turrecremata. Le tenebre che ormai sopra ciò ne rimangono, si avvolgono sopra un Nicolao Hahn sive Gallum, che dal Maittaire si dubitò figlio d’Ulrico, e che, rispetto ad una Cosmografia di Tolomeo impressa da lui in Roma il 1482, ha risvegliato acerrime contestazioni, fra le quali entra finalmente a combattere il valoroso P. Audifredi.

Brevis ac perutilis compilatio Afragani..., Andreas Belfortis, Gallus, 1493
Due altri antichi stampatori delle nostre contrade sonsi alcuna volta intesi chiamar di Francia, quantunque vi sia motivo di supporli italiani. Uno di essi nell’edizione d’Oppiano, la quale vien giudicata come sua prima stampa, e come prima egualmente della Città di Colle in Toscana, lo troviamo sottoscritto col nome Gallus Bonus. Gio. de la Caille ha spacciato che vi si trovi apposto l’anno 1471; ma la di lui opinione, di cui anche il Maittaire ha dubitato, vien ora imputata di manifesto errore. Deesi dunque ravvisare con la stamperia di Colle il di lui nome non anteriore al 1478; come ci venne indicando il Mercier, che fu seguitato dal Ch. Tiraboschi. È frattanto curiosa osservazione da non doversi pretermettere quì di passaggio, che l’Autor degli Annali Tipografici trascrive estesamente il titolo della indicata edizione d’Oppiano (renduta latina da Lorenzo Lippi) col nome dell’anzidetto stampatore, con l’anno 1478, e fin col giorno de i 21. Settembre, quando l’istorico Mercier citando quest’Opera stessa, tradotta dal Lippi, ascrive la medesima in tal giorno ed in tal luogo a Gio. Alemanno di Medemblica.
Il dotto Ab. Morelli, da cui si potrebbe per avventura attendere qualche schiarimento, avendola avuta alle mani nella Pinelliana, ci avvisa d’averla trovata con la nota del Traduttore, con l’anno, con la Città di Colle, ed in quarto, come dagli altri pare eraci stato indicato; ma la passa come anonima di stampatore. In quanto all’argomento nostro, basterà però d’osservare, che in alcuna copia vi si legga il Tipografo Gallo, come vi si trova segnato alla descrizione di quest’Oppiano anche nella Biblioteca de la Vallier, e che tanto da esso, quanto da altre sue stampe di Padova non apparisca fondato indizio, che egli fosse di patria francese; non essendo a noi pure straniero il nome di Gallo, cui egli medesimo aggiunse il suo Casato, appellandosi Cognomine Bonus. L’altro stampatore che a fiorir incominciò sul principio dell’arte, e che ha col suo nome dato motivo a tarsi riputare nazional francese, fu Andreas Gallus, il quale si conobbe in Ferrara nell’anno 1471. Il valente Maittaire par che supponga essere stato il primo suo lavoro gli Epigrammi latini di Marziale impressi in quella Città, senza nota di stampatore, non tacendoci per altro di trovar egli nello stesso anno il suo none nell’Operetta Elegantiole del Dati, e manifestandoci di non conoscere colà altro Tipografo che l’avesse preceduto. Circa però la prima prova dei torchj in Ferrara, non ha molto l’erudito Baruffaldi fa ad Andrea Gallo incominciare la propria carriera dall’interpretazione data da Servio nell’Opera di Virgilio, senza aggiunger frattanto a cotesta Officina una maggior anteriorità. Ma egualmente a costui riguardo non abbiam assai probabili argomenti da riputarlo francese, ben considerato ancora l’intralciamento del suo sottoscriversi in un libro, che porta indizio d’esser impresso in Ferrara il 1481, nel quale riconosciamo l’edizion principe delle Tragedie di Seneca, malgrado che M. De Bure dia il primato ad un’altra di Lione del 1491, ed il secondo luogo a quella di Venezia dell’anno dipoi. All’opposto Andreas Gallus, o Gallicus talvolta con l’aggiunta come noi crediamo della sua famiglia detta latinamente Belfortis, cioè de i Belforte, pare che chiaramente ci dica essere stato Cittadin ferrarese, e nulla più dalla Francia aver ottenuto che questo mero soprannome.